Ieri, mi è venuto a trovare in studio un mio vecchio amico, il quale fa il Presidente di una società di pallacanestro di serie C maschile, organizza un campionato nazionale nel territorio dell’Emilia Romagna-Toscana-Marche. E mi ha raccontato questo:
Mi ha detto: “Guarda, io sono stato ad un convegno su Sport e Terzo Settore. E mi hanno detto due cose che non ho capito. Me le potresti spiegare?”
“Volentieri” gli dico.
“La prima è questa: mi hanno detto che avendo io ricavi superiori a 100mila euro l’anno, debbo pubblicare sul mio sito internet i compensi che do ai giocatori, ti sempra possibile?”
Io dico: “Sì, certo. L’articolo 14, II comma, del Codice del Terzo Settore prevede proprio questo”
“Ma siete impazziti? Se io pubblico i compensi che do ai miei giocatori, poi le altre società, i miei avversari, vengono e me li portano via. Gli offrono 5, 10 mila euro in più e gli chiedono di trasferirsi nel loro club. Non posso assolutamente pubblicarli”
“E io dico: “Guarda che se per caso tu decidessi di entrare nel Terzo Settore, purtroppo ti toccherà farlo”
“Ma mi hanno detto anche un’altra cosa. Mi hanno detto che io devo dare i compensi previsti dai contratti collettivi nazionali di lavoro”
“Sì, in effetti l’articolo 16 prevede che per i lavoratori degli ETS sarà necessario garantire un trattamento economico normativo non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi”
“Ma siete impazziti? Ma io ai miei giocatori sto lavorando per dargli pochi soldi, perché non ne ho e non riesco a trovarne e questi poi eventualmente potrebbero farmi azione per chiedermi la differenza tra quello che gli do e quello che è previsto dai contratti collettivi. Ma siete tutti impazziti? No, assolutamente. Io in questo Terzo Settore non voglio proprio entrarci.”
Pensierino della sera: come dargli torto?