Nel blog di oggi vorrei fare un esame sugli strumenti che il governo ha messo in campo per affrontare l’emergenza economica derivante dalla diffusione della drammatica epidemia da Coronvirus. E lo voglio fare a partire da un dato generale: capire se gli strumenti che il Governo ha approntato, che sono in particolare la Cassa Integrazione per i lavoratori ed il Bonus per le varie forme di lavoratori autonomi, siano stati o meno gli strumenti giusti.
A mio giudizio, questo meccanismo ad oggi è un autentico fallimento. E’ un fallimento perché sono stati utilizzati vecchi strumenti di cui l’Italia disponeva per affrontare situazioni di crisi ordinarie, non sono certo strumenti ideati per affrontare situazioni di emergenza.
In secondo luogo, sono strumenti che non hanno avuto la capacità vera di intercettare la sofferenza dal punto di vista sociale della popolazione italiana.
In terzo luogo, sono strumenti che non hanno avuto la capacità di impedire al complesso, farraginoso ed esasperante meccanismo burocratico italiano di fare la sua parte. Al punto tale che questo Decreto è stato varato il 17 marzo, oggi siamo al 4 aprile e nessuno degli strumenti messi in campo dal Governo hanno determinato una erogazione in denaro per i beneficiari. Quindi siamo di fronte al fallimento di questa politica.
E allora, cosa bisognava fare. Bisognava semplicemente vedere lo stato della distribuzione della ricchezza in Italia. Se qualcuno avesse visto lo stato della distribuzione della ricchezza Italia, avrebbe visto che il 20% degli italiani detiene una quota pari al 70% della ricchezza nazionale, che il successivo 20% è titolare di un ulteriore 17% del patrimonio nazionale, quindi questo significa che il 40 % degli italiani hanno quasi il 90% della ricchezza nazionale mentre il restante 60% possiede appena il 13% della ricchezza del paese. E allora era necessario non immaginare strumenti che distinguessero sulla base della categoria di lavoratori, ma bisognava immaginare uno strumento unico di sostegno nei confronti del 60% della popolazione italiana che si trova oggettivamente in una condizione di difficoltà, anche pre-crisi, e che oggi vede la propria situazione in pericolo dal punto di vista della propria tenuta sociale.
Dunque, un assegno universale avrebbe risolto il problema, un assegno erogato sulla base del reddito. Mentre invece gli strumenti messi in campo dal Governo hanno privilegiato le forme più o meno tipiche di lavoro, si sono persi di vista le forme atipiche di lavoro o semplicemente le persone che invece un lavoro non ce l’avevano e quindi erano i primi a dover essere destinatari degli interventi di sostegno. Mentre invece il paradosso è che dei strumenti messi in campo potrebbero beneficiare anche parte di quel 40% più ricco della popolazione, mentre c’è il 20% più povero della popolazione italiana priva di adeguati strumenti di sostegno.
Ultima annotazione è il meccanismo burocratico. Chiaramente l’attivazione dei vecchi strumenti inadeguati per rispondere all’emergenza sociale ha attivato tutto il meccanismo burocratico italiano, con decine di circolari, interpretazioni e meccanismi antiquati.
Abbiamo visto anche la pietosa scena che abbiamo vissuto con l’INPS.
E peraltro siamo al 4 aprile senza che nessuno ancora abbia beneficiato di un solo euro da parte dello stato. Bisognava chiedere una sola cosa: varare una misura universale che riguardava il 60% più in difficoltà della popolazione italiana e chiedere loro un iban sul quale far arrivare in tempi rapidissimi un sostegno ben più corposo dei 600 euro di cui stiamo discutendo oggi. Una misura universale che avrebbe effettivamente intercettato il dramma sociale di buona parte della popolazione italiana.