Cominciamo la nostra rassegna da un articolo pubblicato sul sito filodiritto.com, nel quale vengono approfonditi i superbonus presenti all’interno del Decreto Rilancio e rivolti alle spese sostenute per interventi di riqualificazione energetica (Ecobonus), di riduzione del rischio sismico (Sismabonus) nonché di installazione di impianti solari fotovoltaici (bonus fotovoltaico).
In particolare, l’art. 119 del Decreto Rilancio ha stabilito che la detrazione per interventi di risparmio energetico, possa essere innalzata al 110% da ripartire in 5 quote annuali di pari importo, per le spese sostenute dall’1 luglio 2020 al 31 dicembre 2021.
Per lo stesso periodo di tempo l’articolo 119 ha previsto un superbonus al 110% anche nel caso di adozione di misure antisismiche effettuate su edifici ubicati in zone a rischio sismico.
Possono rientrare fra i beneficiari inclusi nell’ambito di applicazione della detrazione, anche gli enti pubblici e privati che non svolgono attività commerciale.
Proseguiamo adesso con un altro interessante articolo, questa volta dal sito informazionefiscale.it, che si occupa di chiarire l’eventualità in cui una associazione debba aprire partita IVA.
La naturale attività svolta da un’associazione, definibile come non commerciali, non preclude infatti la possibilità per la stessa associazione di svolgere anche altre tipologie di attività.
Per agevolare quegli enti che perseguono un fine di pubblica utilità, l’attività svolta dalle associazioni si definisce per la maggior parte “istituzionale”, in questo modo si intende decommercializzare una serie di attività che invece avrebbero rilevanza fiscale se esercitate da un ente commerciale.
Ad ogni modo, nel caso in cui l’associazione voglia implementare attività che richiedono la percezione di corrispettivi derivanti dalla vendita di beni o dalla prestazione di servizi nei confronti di terzi o decida di svolgere attività commerciali, si rende necessario aprire una partita IVA.
Se consapevole di questa necessità, l’associazione può decidere di aprire la partita iva contestualmente alla richiesta del codice fiscale e quindi in fase di costituzione.
La richiesta della partita iva dovrà essere presentata compilato l’apposito modello disponibile sul sito dell’agenzia delle entrate e ovviamente, la successiva apertura, porterà con sé nuovi adempimenti fiscali e contabili ai quali l’associazione dovrà sottostare.
Ed ora voltiamo nuovamente pagina. Arriva direttamente dal sito ufficiale dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata la notizia Di un bando per l’affidamento diretto di beni agli enti del Terzo Settore.
Come comunicato dal proprio sito, infatti, Il Consiglio Direttivo dell’Agenzia ha approvato i criteri per la redazione del primo bando sperimentale per l’assegnazione diretta di beni immobili confiscati, ai soggetti del Terzo settore. In questo modo sarà possibile affidare tali beni agli ETS senza la necessità di passare per le amministrazioni locali.
Il bando in questione, infatti, intende esaltare la funzione proattiva del mondo dell’associazionismo che avrà così il compito di promuovere progetti di rifunzionalizzazione degli immobili confiscati.
Inoltre, al fine di incentivare le domande dei soggetti del Terzo settore e assicurare un supporto nella fase di avvio delle progettualità, l’Agenzia riconoscerà alle proposte più meritevoli un contributo finanziario, fino ad un importo massimo di 50 mila euro.
Per conoscere nel dettaglio le modalità di partecipazione al bando, vi invitiamo a prendere visione delle informazioni presenti nella pagina dedicata del sito benisequestraticonfiscati.it
E concludiamo con un’altra iniziativa in favore degli ETS. La regione Emilia Romagna ha reso noto sul proprio sito un bando rivolto agli enti del Terzo Settore come Associazioni di Promozione Sociale e organizzazioni di volontariato, ma anche alle associazioni sportive dilettantistiche e agli enti religiosi civilmente riconosciuti aventi sede nel territorio.
Il bando in questione si propone di concedere dei fondi destinati all’abbattimento dei costi e mira a favorire la ripresa delle attività dopo le difficoltà derivate dall’emergenza Covid-19.
La domanda di gestione del fondo può essere inviata dai soggetti interessati esclusivamente mediante posta elettronica certificata (PEC) entro e non oltre 10 giorni dalla pubblicazione del bando avvenuta il 29 giugno scorso.
Il finanziamento massimo ammesso è di 50 mila euro per una durata del credito non superiore a 72 mesi.
Ricordiamo, infine, che la domanda, corredata dall’imposta di bollo, deve essere redatta in forma di dichiarazione sostitutiva utilizzando il modello allegato al bando che potete trovare nella sezione dedicata del sito della Regione emilia Romagna.